| Cerco di farvi capire cosa intendo...
Umh, l'incipit l'ho sempre odiato da quando ho capito cosa sono i temi. Non so quasi mai né come cominciare né come finire. Proviamo così: mi sono innamorato di una ragazza delle medie il, ricordo perfettamente, 14 febbraio 2006. Si chiama Laura, eravamo – e siamo tutt'ora, nei limiti del possibile – amici, molto amici. Non ero poi molto più giovane di oggi, in cifre avevo un solo anno di meno; ma già questo è tanto a questa età: un anno cambia tutto. Ero ben diverso da quel che pensate sia adesso: casinaro, pieno di note e problemi disciplinari, combinaguai-in-capo della classe. Lei era l'antitesi: sempre attenta, prima della classe (senza avere l'aria da secchiona, però). Insomma, ricordo che fu il giorno in cui ci consegnarono le pagelle del primo quadrimestre, le mandai un messaggio per chiederle quanti ottimo aveva preso (sette), lamentandomi di quante insufficienze avessi io. A questo punto non so dire bene con esattezza come arrivammo all'argomento, ma nell'ultimo messaggio non resistetti e le chiesi se le piacevo. In realtà fui io stesso stupito: non avevo mai sentito nessun particolare legame con alcuna. Fatto sta che il giorno dopo non le levai gli occhi di dosso, aspettando una risposta; la quale, ovviamente, non arrivò quel giorno. Mi rispose più tardi; e ormai era fatta, c'ero cascato e non ne sarei uscito più fino a giugno. Come spesso accade in questi casi, mi rispose che mi vedeva solo come amico, per quanto (parole testuali) "non sei poi tanto brutto da vedere". Sia chiaro, a quei tempi ero normale ed ero pure abbronzato, aggiungete che ci conoscevamo da due anni e mezzo e sicuramente la gentilezza era maggiore che in classe nostra ed avrete il motivo di questa affermazione. Beh, comunque... i primi ricordi che ho dopo questo sono di tristezza assoluta. Non so collocare bene nel tempo la prima volta in cui, guardando semplicemente la pubblicità di una ragazza in TV, mi sentii male, malissimo. Quello spot per me non significava un’azione pubblicitaria; era una ragazza adulta che aveva passato momenti simili e sicuramente aveva avuto o avrebbe avuto un ragazzo. Significava che anche Laura sarebbe prima o poi diventata così; e io non sarei stato lì. Devo ammettere di aver sofferto davvero molto, una sofferenza che mi stravolse e mi rese simile a quello che vedete oggi. Da spensierato e casinaro passai a calmo e riflessivo. Più che calmo, in realtà, ero triste, troppo triste per muovermi e mischiarmi ai miei compagni. Ma la sostanza non cambia: ero fermo al mio posto, sempre. E noto qui la differenza tra superiori e medie: invece di guardarmi sorridendo e sfottendo, si avvicinavano e mi chiedevano, con garbo, cosa non andasse. Grandi ricordi ho di loro, nel bene e nel male devo a loro praticamente tutto me stesso. Mi preme comunque dire che non passai il primo amore a crogiolarmi nel dolore e nell’autocommiserazione, ma lo passai a, come avrete inteso, riflettere. Quest’abitudine adesso mi accompagna: sto male? Rifletto. E dalle mie riflessioni di allora vengono fuori buona parte delle mie convinzioni di adesso. Capii subito – e ringrazio il Cielo per questo – che non era amore quello che provavo, che sarebbe passato prima o poi e che il Signore m’aiutava. Non mi serviva a farmi forza perché, come risposi al mio prof quando me lo disse, il fatto che prima o poi passi non lo fa passare adesso. Il problema, infatti, sta nell’aspettare che passi, non nel farlo passare. Ad ogni modo, infine passò, lasciandomi, credo di non esagerare, sconvolto. Al dolore di questo completamente inaspettato e sconosciuto sentimento si aggiunse la tristezza continua della fine delle medie: non avrei rivisto nessuno, tutto sarebbe stato diverso, molto diverso. In più mio padre passò l’estate in ospedale. Il che comunque mi aiutò: non volevo andare in spiaggia per colpa di Laura e almeno avevo una scusa per non farlo. A chi molto gentilmente non ho fatto notare il motivo per cui ero (e sono tutt’ora) pallido, per non dire bianco, spero non si senta in colpa. Anche se non ho dubbi su questo. Ed in effetti, potrei cogliere l’occasione per spiegare, visto che tempo fa mi fu chiesto, il motivo per cui non mi abbronzo. Beh, lo avete appena letto, è poco più su e ha un nome.
Provate a fare qualcosa del genere, su
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